domenica 8 febbraio 2009

Processo Perugia: Udienza 7 febbraio

Meredith; Testimone: "Quel coltello non apparteneva alla casa"

Meredith; Testimone: "Quel coltello non apparteneva alla casa" L'arma del delitto al centro della terza udienza del processo

Perugia, 7 feb. (Apcom) - Meredith Kercher, una ragazza normale. E' questo il quadro che è emerso nella terza giornata del processo sulla morte della ragazza inglese, per il quale Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono sul banco degli imputati. Filomena Romanelli, testimone dell'accusa e coinquilina di Amanda e Metz, ne fa il ritratto di una ragazza tranquilla, che non portava uomini a casa la notte, che non voleva legami perchè voleva studiare. Punto e basta. Al massimo c'era qualche discussione sui turni di pulizia di casa. Ma si sa, a vent'anni i buoni propositi non sono facili da portare avanti: Metz si fidanzò con un ragazzo marchigiano e di tanto in tanto non disdegnava qualche festa dove alcool e droga non mancavano. La Romanelli parla al Pm Mignini anche del rapporto tra Amanda e Meredith: "Avevano interessi comuni quando erano da poco arrivate a Perugia. poi però li hanno coltivati in maniera individuale". Nessuna lite, nessuna scenata tra le due. Ma la testimonianza di Romanelli diventa fondamentale quando il Pm le mostra la fotografia del coltello indicato come arma del delitto: "Questo oggetto fa parte delle posate della casa di via della Pergola?". La ragazza ha risposto con un netto no. Non aveva mai visto quel coltello che è stato sequestrato nell'abitazione di Sollecito. Il Pm Mignini, per avvalorare la tesi dell'accusa, chiede ancora al testimone se fosse a conoscenza se Meredith avesse mai frequentato, per una cena o un pranzo, la casa di Sollecito. "Da quello che so no": ha detto Romanelli. Quindi nessuna contaminazione casuale dell'arma. La Romanelli spiega che il 2 novembre del 2007 fu avvertita da Amanda in una telefonata effettuata in lingua straniera. "Mi disse che qualcosa non andava a casa. E che non sapeva che fine avesse fatto Metz". Poi un 'filo di giallo' tra i due testimoni presenti prima della scoperta del cadavere e un dirigente della Polizia. Quest'ultimo dice di non essere entrato nella stanza. Gli altri due sono convinti del contrario.

Cep Il giornale di Vicenza 7 febbraio 2009

2009-02-07 21:32
MEREDITH: AMANDA DISSE 'C'E' QUALCOSA DI STRANO'
di Claudio Sebastiani

PERUGIA - Poche parole in inglese, ''there is something strange'', c'e' qualcosa di strano, dette al telefono da Amanda Knox e riferite alla casa di via della Pergola, misero in allarme la sua coinquilina Filomena Romanelli. Il pensiero corse subito a Meredith Kercher, giovane inglese giunta in Italia ''solo per studiare'' e che abitava con loro, trovata morta poco dopo in camera sua. Era il 2 novembre del 2007 e quella mattinata e' stata ricostruita oggi dalla Romanelli nel processo alla Knox e a Raffaele Sollecito, accusati del delitto.

La giovane praticante legale ha deposto per quasi quattro ore. Ha spiegato che Meredith e Amanda all'inizio avevano ''interessi in comune'', poi pero' ''coltivati singolarmente''. Ha parlato della convivenza come di un normale ''menage familiare'' segnato talora da momenti di ''conflitto'' per i turni delle pulizie che ''qualche volta Amanda non rispetto'''. Secondo la Romanelli, Mez ''non aveva mai portato estranei in casa a parte due amiche inglesi'', mentre la Knox qualche volta lo fece.

''Meredith - ha riferito la giovane alla Corte - disse che non voleva legarsi ad alcuno ed era venuta qui solo per studiare. Non faceva tardi la sera e andava ogni giorno all'universita'. Era corteggiata da Giacomo Silenzi, un ragazzo (che abitava nell'appartamento sottostante - ndr) molto dolce''. Del giorno in cui venne trovato il corpo, la Romanelli ha detto di essere stata avvisata verso le 12.15, da Amanda, ''che c'era qualcosa di strano in casa'

''Al telefono - ha proseguito - mi spiego' di aver trovato la porta aperta e di aver notato alcune macchie di sangue. 'Vado da Raffaele e lo faccio venire' aggiunse. 'Ma Meredith dov'e'?' le chiesi e lei rispose 'non lo so'''. Fu a quel punto che la giovane italiana provo' a chiamare Mez sui telefoni, senza pero' ottenere risposta.

Ha spiegato di essersi ''turbata'' ma di non avere pensato a qualcosa di grave fino al momento in cui apprese che la giovane non aveva con se' i cellulari (''da quello inglese non si separava mai'' ha sottolineato). Ha ricostruito il momento in cui venne trovato il corpo (spiegando tra l'altro che subito dopo riusci' a riprendere in camera sua il pc portatile poi sequestrato) e i giorni successivi, nei quali Amanda le chiese ''quando torniamo a vivere insieme?''.

La Romanelli ha ribadito che Meredith non teneva mai chiusa a chiave la porta della camera. Ha parlato di quando, alla fine di ottobre, la giovane disse, con Amanda in casa, che aveva i soldi per pagare l'affitto. Ha poi escluso che il coltello sequestrato in casa di Sollecito con le tracce di Dna dell'americana e della vittima appartenesse al corredo di via della Pergola cosi' come di avere saputo che Meredith si era recata a pranzo dal giovane pugliese.

L'udienza di oggi e' stata segnata anche dal confronto tra due giovani amici della Romanelli e l'ispettore della polizia postale intervenuto sul presunto ingresso di quest'ultimo nella camera dove era il corpo. Ciascuno e' rimasto sulle sue posizioni. Il poliziotto ha ribadito di non essere mai entrato, mentre i due giovani hanno confermato di averlo visto in quella stanza o di avere appreso da lui dell'ingresso.

Amanda e Raffaele - che dal carcere sembra si siano scambiati qualche lettera per tenersi in contatto - hanno assistito in silenzio. Con papa' Curt Knox ancora presente, ''certo che la figlia avra' un giusto processo''. E venerdi' si torna in aula per ascoltare le amiche inglesi di Meredith

MEREDITH: PADRE DI AMANDA, AVRA' UN PROCESSO GIUSTO

(AGI) - Perugia, 7 feb. - "Amanda avra' un processo giusto". Ad affermarlo il padre della giovane americana, Curt Knox, presente anche oggi in aula per assistere all'udienza davanti alla corte d'assise di Perugia per l'omicidio di Meredith Kercher. L'uomo ha detto di sperare che "la giuria si focalizzi su quello che dicono i testimoni in aula e non si lasci influenzare da quello che leggono sui giornali o guardano alla tv". Curt Knox, che si e' mostrato visibilmente commosso parlando con la figlia e che prima di lasciare l'aula ha abbracciato lungamente, ha detto che i media hanno "descritto in maniera totalmente sbagliata e diversa il carattere di Amanda rispetto alla realta'". Alla domanda di un giornalista su come si sentisse, l'uomo, con le lacrime agli occhi, ha risposto: "Pensate se ci fosse vostro figlio li'".

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