sabato 7 febbraio 2009

Processo Perugia, Sollecito:"Io la conoscevo appena"


Meredith, Sollecito: sono innocente, la conoscevo appena

Al processo per la morte della studentessa britannica Meredith Kercher, Raffaele Sollecito, uno degli imputati, ha detto oggi di essere innocente, di essere in carcere senza conoscerne il motivo e di essere vittima di un errore giudiziario.


Amanda Knox, immagine d'archivio.

"Volevo semplicemente dire di trovarmi in carcere da un anno e tre mesi senza sapere il perché, di essere assolutamente estraneo ai fatti, di non essere in grado di esercitare violenza nei confronti di nessuno -- e chi mi conosce lo sa --, di non averlo mai fatto in passato e di non conoscere Rudy (Guede)", ha detto Sollecito dopo aver preso la parola davanti ai giudici della Corte d'Assise di Perugia.

L'ex studente, imputato con la statunitense Amanda Knox per la morte di Meredith, ha raccontato anche che la sua relazione con Amanda era iniziata soltanto il 25 ottobre, cioè qualche giorno prima della morte di Meredith.

"Quanto a Meredith, la conoscevo appena come coinquilina di Amanda", ha puntualizzato Raffaele aggiungendo di considerarsi "vittima di un errore giudiziario".

AGENTI CONTRADDETTI DA UN TESTIMONE

Nel pomeriggio, Sollecito è tornato a parlare in aula, per affermare di aver chiamato lui stesso i carabinieri, prima che nella casa arrivasse la polizia postale, in cerca del proprietario dei due cellulari trovati in un vicino giardino, che che appartenevano a Meredith.

"Sono stato io a chiamare i carabinieri prima che in casa giungesse la polizia postale. Sono stato io a chiedere loro di entrare in casa", ha detto il giovane. "Sì, è vero, io ero sempre vicino ad Amanda, anche quando eravamo in questura. Lei aveva freddo e io le ho dato il mio giubbotto. Sono stato io per primo a dare un calcio alla porta di Mez perché era chiusa a chiave. Appena siamo arrivati con Amanda non avevamo subito l'impressione che fosse entrato qualcuno perché il computer e la macchina fotografica erano lì, e se si trattava di un ladro li avrebbero portati via".

In precedenza, le dichiarazioni dei due agenti della polizia postale entrati nella casa delle studentesse anglosassoni erano state in parte smentite dal testimone Luca Altieri, colui che ha materialmente aperto la porta della stanza di Meredith, davanti alle forze dell'ordine, permettendo la scoperta del corpo.

Uno degli agenti ha dichiarato di non essere entrato nella stanza della ragazza uccisa, ma Altieri sostiene di averlo visto entrare nella camera e abbassarsi per sollevare il piumone che copriva il cadavere.

L'altro agente ha detto di non avere con sé i due cellulari trovati in precedenza, ma secondo lo stesso Altieri i telefoni furono portati nell'appartamento proprio dai due agenti, che ne stavano cercando il proprietario.

AMANDA E RAFFAELE SERENI

Oltre a Sollecito, che indossava un maglione bianco, in aula c'era anche Knox, vestita di verde: i due sono parsi sereni e hanno sorriso a chi era vicino a loro.

L'udienza di oggi verteva anche sulla ricostruzione dei fatti e sul resto dell'indagine avviata per fare luce sulla morte di Meredith, uccisa a Perugia nel novembre 2007.

Il processo ha avuto una "anticipazione" nell'ottobre scorso, quando il terzo accusato dell'omicidio, il nigeriano Rudy Guede, era stato condannato a 30 anni per omicidio e violenza sessuale, dopo aver chiesto di essere giudicato col rito abbreviato.

Il gup aveva anche stabilito il risarcimento da parte di Guede di due milioni di euro ciascuno ai genitori della vittima e di un milione e mezzo per i tre fratelli.

Knox e Sollecito, studenti e fidanzati all'epoca della morte di Meredith, devono rispondere di omicidio, violenza sessuale, simulazione di reato, furto. Knox verrà processata anche per avere calunniato Patrick Lumumba, un congolese arrestato subito dopo l'omicidio e poi rilasciato, quando gli investigatori hanno appurato che era estraneo ai fatti.

A ottobre, nel corso dell'udienza preliminare, Knox e Sollecito hanno ribadito di essere innocenti. La giovane americana ha anche detto di aver subito pressioni dalla polizia per confessare. Guede ha invece riversato tutta la responsabilità sugli altri due imputati.

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