lunedì 11 febbraio 2008

STRAGE DI ERBA: UNO 007 PER I MOSTRI




DETECTIVE TORINESE DIFENDE OLINDO E ROSA

Candian, 42 anni, è docente all'Ire di Bologna

OSCAR CANDIAN EX CONSULENTE DELLA PROCURA


di GIUSEPPE LEGATO
TORINO Era a Lugano il giorno che lo chiamò l'avvocato Fabio Schembri. In piazza della Riforma c'era il sole caldo di inizio estate e sul lungo lago i battelli attraccavano pieni di turisti. Glielo disse senza giri di parole: «Difendo Rosa Bazzi e Olindo Romano. Ti porto delle carte. Studiatele e dimmi cosa ne pensi. Mi serve il tuo aiuto». Lui, scherzando, rispose: «Se vi serve una via di fuga per scappare, mi dispiace ma non posso darvi una mano». Oscar Candian, investigatore torinese di 42 anni si ritrovò cosi, da un momento all'altro, nel bel mezzo dell’episodio più cruento degli ultimi anni: la strage di Erba. Lavora per la difesa dei coniugi Romano insieme al professor Carlo Torre, già impegnato nella difesa di Annamaria Franzoni nel processo di Cogne. Ha il compito di smontare, se mai ci riuscirà, le accuse di omicidio di cui gli stessi indagati si sono assunti la responsabilità con una confessione spontanea in carcere un pomeriggio di qualche mese fa: «Sono stato io» ha detto Olindo. Poco dopo ha parlato anche Rosa. I particolari della follia di due persone ossessionate dall'odio dei vicini di casa sono conosciute. Come ancora vive nella mente di tutti sono le immagini dei due presunti assassini che ridono in cella nella prima udienza del processo per l'omicidio di Raffaella e Youssef Castagna, Paola Galli e Valeria Cherubini. A Oscar Candian tutto questo non interessa. «Penso a lavorare soltanto sui dati oggettivi. Del can-can mediatico me ne infischio. Cerco delle prove che non siano stati loro. E un'idea me la sono fatta. La spiegherò ai giudici quando ci sarà l'audizione». Qualche anticipazione: «Le loro confessioni non combaciano assolutamente con la scena del crimine. Ovvero: non c'è traccia né di Rosa né di Olindo nella casa dei Marzouk. E se la criminologia ha una legge è proprio questa: trovare tracce degli indagati nella casa delle vittime». Un passato da consulente delle procure di Torino, Milano, Bologna, Roma e Firenze, Candian oggi è docente all'Ire (istituto ricerche esplosivistiche) di Bologna dove insegna Ied (riconoscimento e identificazione di trappole esplosive). A Torino, nel 1999, ha fondato un'agenzia di investigazione - Stealth - ma lavora in questo settore da 25 anni. Lui li ha guardati a lungo Olindo e Rosa. Che idea si è fatto? «Che più che due persone, siano una sola». Si spieghi meglio: «Vivono un rapporto simbiotico. Lui confessa e lei si accolla la colpa. E viceversa. Lui chiede di stare con lei, lei non può fare a meno di lui. Un rapporto morboso». Sull'ossessione verso i vicini di casa che avrebbe portato all'omicidio di 4 persone solleva dubbi su dubbi: «Tra il movente del delitto e la ferocia dell'atto c'è una sperequazione troppo grande. I livelli di gravità non combaciano». Rosa e Olindo dunque, secondo Candian, non possono essere stati. Ma ci sono i rilievi dei Ris e le confessioni degli indagati. Insomma, difenderli sembra una mission impossibile: «Secondo me, anche se non voglio sforare in considerazioni psicologiche, Rosa e Olindo hanno mentito. Si sono inventati tutto. E ancora oggi non capisco perché non sia stata fatta una perizia psichiatrica su questi due soggetti. Mi sono sembrate due personalità molto strane che necessiterebbero di grossi approfondimenti». Sul monitor del computer nel suo studio della Crocetta scorrono le immagini dei sopralluoghi dei Ris. «Hanno fatto un lavoro straordinario lo riconosco, ma non basta. Hanno trovato tracce di Rosa e Olindo soltanto nella casa di Rosa e Olindo. Qualcosa non torna. E poi la scena del crimine era quella di un mattatoio. Chiunque fosse uscito da lì dentro avrebbe lasciato una traccia. O volete dirmi che Rosa Bazzi era una casalinga cosi brava a pulire?».
La Stampa 10 febbraio 2008

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