sabato 16 febbraio 2008

Strage di Erba, è polemica sul libro "Il Grande abbaglio"

L'ex legale di Anna Maria Franzoni: «Non influenzerà il processo»

Critici gli avvocati Taormina e Della Valle


«Libri come questo hanno un'influenza pari a zero nell'ambito di un processo». Parola di Carlo Taormina. L'avvocato che difese Anna Maria Franzoni per il caso Cogne in primo grado non lascia spazio ai dubbi. Il penalista analizza l'impatto mediatico e giudiziario del libro Il grande abbaglio, Due innocenti verso l'ergastolo' scritto da Felice Manti, giornalista del Giornale, e da Edoardo Montolli. Una controinchiesta sulla strage di Erba che propone una chiave di lettura dei fatti di chiaro stampo innocentista. «Ho esperienza diretta di vicende di questo tipo - spiega Taormina - Accadde anche ad Anna Maria Franzoni, che pubblicò il suo libro durante il dibattimento. I risultati della vicenda giudiziaria dimostrano che queste pubblicazioni non servono a niente».«È vero che in quel caso il libro fu scritto dall'imputata con l'ausilio di alcuni giornalisti mentre oggi siamo di fronte al lavoro prodotto da un'inchiesta, ma il risultato non cambia», precisa Taormina.Insomma un'iniziativa che «non serve» anche se, aggiunge l'avvocato, «sono libri con background legati alle esigenze difensive e questo non sarebbe nemmeno un male, visto che si tratta di processi mediatici». Taormina, però, dice di non comprendere quella che definisce la «corrente innocentista che si sta realizzando su alcuni mezzi di informazione». E precisa: «Ci sono due confessioni (quelle, poi ritrattate, di Olindo e Rosa, accusati della strage, ndr) che si incrociano perfettamente e che non sono state concordate fra gli imputati. C'è la testimonianza di un sopravvissuto e la macchia ematica sull'auto della coppia».Molti elementi. «Ci sono stati altri processi - evidenzia il legale - dove si partiva da presupposti meno colpevolizzanti e in cui però il colpevolismo era dilagante. Cogne ne è un esempio. Non c'era una confessione né la cosiddetta 'pistola fumante', eppure i colpevolisti erano il 99 se non il 100%».Un fenomeno su cui riflettere. «Credo che su fatti di questo tipo - evidenzia ancora Taormina - bisognerebbe concentrarsi, soprattutto se fanno breccia nell'opinione pubblica». Infine, il legale non si sottrae a una battuta sul dibattimento in corso in Corte d'Assise a Como. «Un processo da mezza giornata - conclude Taormina - quando si arriva ad avere gli elementi emersi, ottenuti sulla base di dati oggettivi, non c'è più molto da dire».Il nome dell'Avvocato Raffaele Della Valle evoca immediatamente grandi casi di cronaca: Enzo Tortora, Terry Broom, Giorgio Strehler e il lariano Fiorenzo Alfano, in secondo grado di giudizio, per il caso dell'omicidio di Marisa Fontanella.«Il processo mediatico è sempre negativo per l'imputato - spiega l'avvocato - soprattutto in Corte d'Assise. Il punto è che i giudici togati hanno esperienza, non si fanno condizionare dai media, sono lucidi e freddi. Discorso diverso per i giudici popolari, che non sono abituati alla giustizia e potrebbero essere influenzati».L'uscita del libro si lega a doppio filo anche alle dimensioni di un territorio come quello lariano. «Se in una piccola provincia qual è Como si tambureggia per mesi su una vicenda come la strage di Erba - spiega Della Valle - non è difficile che l'opinione dell'uomo della strada trovi suffragio nei media». Quindi anche il lavoro degli avvocati diventa più complicato. «Per un legale diventa difficile scalfire un convincimento che, goccia a goccia, si calcifica nei giudici popolari. E allo stesso modo, i togati devono riportare la giuria all'obiettività. Non importa che un libro o un giornale siano innocentisti o colpevolisti. Il problema è di influenza potenziale. Negli Usa, le giurie vengono isolate e non hanno alcun tipo di contatto con il mondo esterno».In definitiva, «queste pubblicazioni - conclude Della Valle - qualsiasi direzione prendano, danneggiano la giustizia. I pamphlet non rendono alcun servizio. Già le masse sono tendenzialmente colpevoliste perché si pensa, sbagliando, che i criminali non paghino mai. Io credo sia sempre meglio parlare dei processi dopo le sentenze».
Davide Cantoni-Corriere di Como 15 febbraio 2008

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